CONTROCORRENTE - Lc 14,25-33 |
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Dal Vangelo secondo Luca |
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non mi ama più di quanto ami suo padre |
… quel “più” comparativo della nostra traduzione non rende ragione al testo greco di Luca ben più incisivo: usa la parola “odiare” che tende a proporre una forma semitica di abbandono. Non si tratta di comparare due amori – magari nella quantità o nella qualità – quanto piuttosto di abbandonare gli altri amori per Cristo. Non abbandonare i propri genitori, la propria famiglia al proprio destino per percorrere altre strade quanto superare quei legami rappresentati dalla famiglia per un amore ed una dedizione universale come quella di Cristo. Non a caso Gesù chiede a chi vuole seguirlo di odiare- abbandonare la sua stessa vita. Il senso di appartenenza al una famiglia, una tribù, un popolo (una lobby, o un partito, o semplicemente a una tifoseria) affatica il pensiero e il cuore, non permette di vedere oltre, di entrare in relazione vera con lo straniero, il diverso, l’altro da me. L’esigenza della Fede è l’universalità della dedizione (E. Balducci) |
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Colui che non porta la propria croce |
Il nuovo modo cattolico (universale) di amare, capace di superare tutti i confini compreso quello che identifica gli avversari e i nemici (Lc 6,27.35), significa andare consapevolmente controcorrente e viverne le conseguenze come l’indifferenza, l’isolamento, la calunnia. Sappiamo bene che in certi parti del mondo significa anche violenza, tortura, uccisione. Il discepolo deve essere pronto, come Gesù, ad affrontare il rifiuto della società, sicura di se stessa e delle proprie scelte. Seguire Gesù significa portare la croce della fedeltà e della coerenza agli ideali di giustizia, fraternità, accoglienza, pace, ben sapendo di andare incontro all’insuccesso agli occhi degli uomini. |
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volendo costruire una torre |
Sembrano fuori luogo le parabole che Gesù racconta come esempio, basate sul calcolo e sulla potenza (la torre e la vittoria) tutte umane, appartenenti alle categorie del mondo e del successo. La Fede non è una virtù celeste, perché appartiene al mondo e alla storia con i suoi ritmi, le sue prospettive, i suoi strumenti. Vivere la Fede significa fare i conti con le realtà del mondo e le sue contraddizioni, sapendo però che quelle prospettive e quei mezzi non possono appartenere ai discepoli di Cristo. Altre sono le strade che i cristiani devono battere, altri i metodi e le soluzioni da incarnare nella stessa storia e nello stesso mondo. Da qui l’invito a sedersi (prendersi il tempo necessario) per “esaminare e calcolare”, per mettere nella prospettiva la derisione e la sconfitta, e trovare, in fine, le vie della pacificazione. Non è un esame e un calcolo semplice, anzi piuttosto impegnativo perché chiede la separazione da tutti i propri averi, l’abbandono totale e la fiducia in quel Gesù che vogliamo seguire. |